L'eposizione ai raggi UVB risulta addirittura protettiva nei confronti del melanoma

Melanoma cutaneo, è tutta colpa del sole?

Lo studio del dottor Simone Mocellin, ricercatore del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche dell’Università di Padova, pubblicato sulla prestigiosa rivista «Cancer» dimostra invece come vi sia per oltre il 9% dei casi di melanoma una corrispondenza diretta tra un particolare polimorfismo del gene per il recettore della vitamina D e l’insorgenza del melanoma.

Di ogni gene esistono diverse varianti. Per questo studio, condotto con il metodo statistico della metanalisi, ovvero dell’analisi in contemporanea di più studi svolti su quello stesso ambito di ricerca, il dottor Mocellin ha preso in esame 5 varianti del recettore della vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR), e ha dimostrato come il polimorfismo Bsml sia responsabile del 9,2% dei casi di melanoma cutaneo. Un dato che tiene conto dell’incidenza del melanoma nella popolazione caucasica e della frequenza di quel determinato polimorfismo nella stessa popolazione.

«Certo il fattore ambientale più a rischio per lo sviluppo del melanoma – sottolinea il dottor Mocellin – resta la scottatura solare. Ma, poiché l’esposizione al sole attiva la vitamina D, se questa avviene senza scottature, risulta addirittura protettiva nei confronti del melanoma».

Allo stato attuale è possibile identificare la popolazione portatrice del polimorfismo Bsml solo attraverso sofisticate analisi in laboratori attrezzati per sequenziare il DNA, per cui un test genetico di screening della popolazione generale non è ancora ipotizzabile.